Libro tra i più attesi, Stazione undici, della scrittrice canadese Emily Sant. John Mandel, è un romanzo distopico e apocalittico. Ma a differenza di tanta letteratura di genere, la Mandel scrive un libro sulla possibilità degli umani di essere migliori, proprio a partire dal niente che è rimasto. Bestseller in Usa e in corso di traduzione in 22 paesi, Stazione undici inizia con una delle fobie più ricorrenti: un’aggressiva ed incontrollabile pandemia, la Georgia Flu, uccide due terzi dell’umanità. Tutto salta, banche e luce, benzina, comunicazioni. Nello stesso giorno in cui un aereo in arrivo dall’Est dell’Europa porta il virus a Toronto, sul palco dell’Elgin Theatre muore di infarto un grande attore shakesperiano: stava facendo Re Lear. Sarà quella troupe di attori a girare per il mondo finito, tra il Canada e gli stati settentrionali dell’America, mantenendo vivo ciò che resta dell’umanità. Sì perchè anche in questo mondo nel quale la condizione umana è ridotta allo stato primordiale, si possono intravedere barlumi di civiltà pre-collasso: quel gruppo nomade di attori, che instancabilmente ripropone arrangiate interpretazioni di opere teatrali di Shakespeare, riaccende la speranza. Anche senza corrente elettrica, internet, aerei, e comunicazioni, ci può essere spazio per l’arte, la vita e la bellezza.
Emily St. John Mandel è nata in Canada, nella British Columbia. Già autrice di tre romanzi, tutti segnalati da Indie Next, collabora con la rivista “The Millions” e i suoi lavori sono apparsi in diverse antologie. Con Stazione Undici ha vinto l’Arthur Clarke Award per la science fiction ed è stata finalista al National Book Award, al PEN/Faulkner Prize e al BAILEYS Women’s Prize for Fiction.
Scheda libro
Autore: Emily St. John Mandel
Titolo: Stazione undici
Editore: Bompiani
Collana: Narratori Stranieri
Prezzo: € 19,50
Pagine: 408
Anno: 2015