Se l’impianto narrativo del film aderisce appieno alla grammatica consolidata del biopic, il livello di scrittura adottato da Martin Provost non si discosta dall’accademismo ingessato che consimili operazioni denunciano sovente. Il racconto dà spesso l’impressione di girare a vuoto, soprattutto laddove si affanna a voler restituire, con taglio da soap opera, l’”aria del tempo” (vedi la folla dei personaggi di secondo piano, in particolare quelli maschili, tirati via come tante figurine inerti e mal rifinite).
Il racconto acquista sicuramente maggior risalto quando si focalizza sul rapporto ambiguo tra Violette Leduc e Simone de Beauvoir. Qui il lavoro sul corpo delle attrici (una Emmanuelle Devos maestosa, una gelida e pur assai intensa Sandrine Kiberlain) dà i suoi buoni frutti e consente alla pellicola di acquisire accenti sottili e convincenti.
Per contro, resta in larga misura inespresso quello che, in teoria, avrebbe potuto essere il tema forte del film: il tema della creazione artistica come procedura rivelatrice e riparatoria, atta a gettar luce sul lato più opaco e arcaico del femminile (un motivo di cui i romanzi autobiografici della Leduc si faranno testimonianza diretta) e tesa, al tempo stesso, a compensare una sessualità inappagata, insoddisfatta, arginando un vuoto, una mancanza dolorosa (l’incapacità di essere amati dall’oggetto del proprio desiderio).
Ma Provost non è un François Truffaut o una Jane Campion, da cui sia ragionevole attendersi riflessioni sull’atto compensativo della scrittura come Adele H. o Un angelo alla mia tavola, e neppure una cineasta alla Catherine Breillat, capace di dare voce alle pulsioni più profonde e perturbanti dell’erotismo femminile.
Nicola Rossello
Scheda film
Titolo: Violette
Regia: Martin Provost
Cast: Emmanuelle Devos, Sandrine Kiberlain, Olivier Gourmet, Catherine Hiegel, Jacques Bonaffé, Olivier Py
Genere: Biografico, Drammatico
Durata: 132 minuti
Distribuzione: Movies Inspired
Uscita: 25 giugno 2015