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La cena delle beffe di Umberto Giordano alla Scala dopo 90 anni

La cena delle beffe - credit Brescia/Amisano – Teatro alla Scala
La cena delle beffe – Ph. Brescia/Amisano – Teatro alla Scala

È in scena al Teatro alla Scala di Milano, dal 3 aprile fino al 7 maggio 2016, La cena delle beffe, opera in quattro atti di Umberto Giordano su libretto di Sem Benelli.
L’opera del grande compositore pugliese ritorna alla Scala dopo 90 anni. La ripresa di questo titolo si inserisce nel progetto di riportare alla Scala i titoli che vi hanno visto la luce (come è stato per la verdiana Giovanna d’Arco diretta da Riccardo Chailly lo scorso 7 dicembre) e nel processo di riscoperta del repertorio verista, che negli ultimi anni è stato rappresentato alla Scala unicamente da Cavalleria Rusticana e Pagliacci.

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La regìa di Mario Martone colloca la vicenda all’epoca della composizione dell’opera situandola nel contesto di un conflitto tra clan di gangster in una Little Italy immaginata dalla scenografa Margherita Palli e dalla costumista Ursula Patzak come un fitto gioco di citazioni cinematografiche.
Fonte di ispirazione per la regìa di Martone è innanzitutto la musica: una partitura che, a dispetto delle rare allusioni rinascimentali, si mostra ben calata nell’epoca in cui è stata composta. Anche la regia resta, dunque, ancorata al 1924, trasponendo la vicenda in un luogo di violenza, forti passioni, melodramma e lotte di clan: Little Italy.
Nella loro ricerca iconografica Martone e Margherita Palli sono partiti dagli archivi fotografici della città di New York (negli anni ’20 l’enclave italiana era ancora ad Harlem), proseguendo attraverso un percorso cinematografico che include Il Padrino (The Godfather, Francis Ford Coppola 1972), Goodfellas (Martin Scorsese, 1990), Era mio padre (Road to Perdition, Sam Mendes 2002), Gangs of New York (Scorsese, 2002) ma anche La donna che visse due volte (Vertigo, Alfred Hitchcock 1958). Il risultato scenografico è un edificio newyorchese di tre piani ricostruito nei minimi dettagli.

Sul podio dell’Orchestra del Teatro alla Scala il Maestro Carlo Rizzi, uno dei direttori più affermati nel mondo non solo nel repertorio italiano: nella scorsa stagione Rizzi ha diretto alla Scala il dittico Cavalleria rusticana / Pagliacci e Tosca. Dopo il Nabucco diretto a gennaio e febbraio a Chicago, i prossimi impegni lo porteranno alla Welsh National Opera ancora per Cavalleria / Pagliacci e per la prima assoluta di In Parenthesis, di Iain Bell, che approderà al Covent Garden a giugno. Altri impegni per i prossimi mesi includono il dittico Cavalleria rusticana / Sancta Susanna all’Opéra di Parigi (con Mario Martone e Marco Berti) e La bohème al Metropolitan.

Noti in tutto il mondo anche i protagonisti de La cena delle beffe: Marco Berti, uno dei pochi tenori capaci oggi di fronteggiare la scrittura che Giordano riserva a Giannetto; Nicola Alaimo, nei panni di Neri Chiaramantesi, assai applaudito pochi mesi fa come Falstaff con Daniele Gatti; Kristin Lewis, nel ruolo di Ginevra, voce nota al pubblico scaligero per averla ascoltata come Aida nella scorsa stagione con Zubin Mehta. Debutta alla Scala il giovane soprano Jessica Nuccio, che nei prossimi mesi sarà Violetta alla Fenice, mentre il tenore Leonardo Caimi, tra i cui impegni futuri spiccano Turandot a Lipsia e Madama Butterfly alla Monnaie, è già stato ascoltato giovanissimo dai milanesi in una piccola parte in 1984 di Lorin Maazel.

Dopo la prima assoluta diretta da Toscanini nel 1924, alla Scala si registra una sola ripresa de La cena delle beffe tra il dicembre 1925 e il gennaio 1926.
Tra gli allestimenti storici della Cena andrà ricordato almeno quello del Metropolitan del 1926 con Beniamino Gigli e Titta Ruffo. Dopo decenni di oblìo il titolo è stato ripreso a Zurigo e Bologna con la regia di Liliana Cavani nel 1999.

La cena delle beffe si inserisce a pieno titolo nel clima di sperimentazione che nei primi decenni del ‘900 interrogava la forma tradizionale del genere operistico assorbendo le suggestioni del teatro di prosa e del cinema. Di questa ricerca era stato pioniere Puccini, che aveva saputo aggiornare la drammaturgia melodrammatica in sintonia con le rinnovate esigenze del pubblico e il mutato clima culturale.
Giordano, dopo il successo di un titolo tutto sommato tradizionale come Andrea Chénier (1896, Teatro alla Scala) aveva intrapreso vie nuove con Fedora (1898 Teatro Lirico di Milano), in cui musica e teatro si intrecciavano in forme inedite, e ancora con Siberia (1903, Teatro alla Scala): come si vede, una storia culturale assai milanese, che affondava le sue radici nelle ormai lontane suggestioni della Scapigliatura per svilupparsi in un clima dannunziano.

Dopo la prima del 3 aprile 2016, La cena delle beffe viene replicata mercoledì 6 aprile, ore 20 (turno A); domenica 10 aprile, ore 15 (fuori abbonamento); mercoledì 20 aprile, ore 20 (turno B); sabato 23 aprile, ore 20 (ScalAperta); giovedì 28 aprile, ore 20 (turno D); mercoledì 4 maggio, ore 20 (turno C); sabato 7 maggio, ore 20 (turno N).

La produzione de La cena delle beffe al Teatro alla Scala è realizzata con il sostegno della Fondazione Milano per la Scala e della signora Aline Foriel-Destezet.

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La Sapienza Università di Roma - Foto di Diego Pirozzolo
Fondazione Roma Sapienza, “Arte in luce” X edizione

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