Dopo Milano, giunge alla Galleria Credito Siciliano di Acireale, dal 2 dicembre 2016 al 19 febbraio 2017, la mostra su Eadweard Muybridge (1830 – 1904), il fotografo che “inventò” il movimento, influenzando con le sue immagini Degas e gli artisti del suo tempo.
Muybridge, inglese emigrato negli States, ebbe il primo approccio professionale con la fotografia documentando la potente bellezza del Parco Nazionale di Yosemite. Poi la curiosità di un uomo d’affari lo spinse a verificare l’ipotesi se, nel galoppo, tutte e quattro le zampe del cavallo risultassero contemporaneamente alzate rispetto al suolo, come le aveva dipinte, per esempio, l’artista francese Théodore Géricault nel dipinto Il Derby a Epsom (1821).
Utilizzando 24 fotocamere collegate ad altrettanti fili lungo il percorso, Muybridge ottenne una sequenza di immagini che documentavano con assoluta precisione il movimento dei cavalli, confermando che per alcuni istanti effettivamente nel galoppo l’intero loro corpo risulta sollevato dal suolo, ma indicando anche che l’estensione delle zampe risultava del tutto diversa da quella immaginata dagli artisti.
Paul Valéry riconobbe come «le fotografie di Muybridge rivelano chiaramente gli errori in cui sono incorsi tutti gli scultori e i pittori quando hanno voluto rappresentare le diverse andature del cavallo».
Queste immagini divennero celebri: molti artisti, e tra loro Degas, capirono l’importanza della fotografia come fonte di documentazione oltre la capacità visiva. Divenne comune trasporre dalle foto non solo il movimento invisibile all’occhio umano ma anche altri aspetti della realtà, giungendo a dipingere direttamente sull’immagine fotografica.
Dopo i cavalli, gli uccelli in volo e il movimento degli animali dello Zoo di Philadelphia, il soggetto diventò l’uomo. Divennero presto celebri i suoi nudi in movimento, fotografati su uno sfondo con una griglia disegnata, mentre correvano, salivano le scale o portavano secchi d’acqua. Con la collaborazione dell’Università di Pennsylvania, Muybridge mise a punto lo Zoopraxiscopio, uno strumento simile allo Zoetropio, che consentiva di proiettare le immagini, rendendole così contemporaneamente visibili ad un piccolo pubblico. Come al cinema.
Nel percorso espositivo si potranno ammirare anche “L’assassino nudo“(1984), “Piccolo film decomposto“(1986) e docu-films originali realizzati da Paolo Gioli.
La mostra, prodotta e organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese con la partecipazione di Wellcome Library, Canon e NABA, è accompagnata da un catalogo bilingue, prodotto e realizzato da Fondazione Gruppo Credito Valtellinese per i tipi di Grafiche Aurora.