È dedicata all’austriaca Maria Lassnig (1914 – 2014), considerata una delle più importanti artiste della seconda metà del XX secolo, la mostra che, fino al 25 giugno 2017, è aperta al pubblico presso l’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti, a Firenze.
In esposizione venticinque opere, scelte nel vasto arco temporale di produzione dagli anni Sessanta del secolo scorso al primo decennio del nuovo millennio, che offrono uno spaccato significativo dell’evoluzione formale di Maria Lassnig. Essa evidenzia quanto il tema ricorrente sia stato se stessa, la sua persona intesa in senso strettamente fisico, il suo corpo.
La Lassnig non aveva tuttavia un rapporto narcisistico con se stessa e il suo corpo. Il suo corpo era in realtà un luogo da esperire, indagare e conoscere per rappresentare le sensazioni corporee, quasi un processo di autocoscienza corporea che si percepiva già nei suoi disegni giovanili degli anni Quaranta.
Il rapporto tra esteriorità e interiorità permea in maniera quasi totale il vasto corpus artistico della Lassnig. La sua auto-rappresentazione è, come dichiarò lei stessa, «solitudine della critica, incapacità di sfruttare gli altri, meditazione e applicazione di un bisturi chirurgico su un soggetto volontario, l’Io».
Il concetto chiave che più di ogni altro caratterizza l’opera di Lassnig è quello di Körpergefühl o “consapevolezza corporea“. Sono numerosi gli autoritratti che danno prova della particolarissima forma di autoanalisi cui l’artista si sottoponeva costantemente.
Nel corso degli anni Settanta, durante il suo soggiorno in America, la Maria Lassnig scoprì un ulteriore mezzo espressivo nei film di animazione e trovò tra l’altro un impiego alla Walt Disney Production. Realizzò cortometraggi con mezzi rudimentali, disegnati e scritti da sola, oltre che filmati e doppiati personalmente. Queste opere, che risultavano molto più narrative e più facilmente comprensibili rispetto alla pittura interiorizzata e sublimata, oltre a portarle riconoscimenti in rassegne e festival di cinema di avanguardia avvicinarono l’artista ai movimenti femministi dei primi anni Settanta. Il loro contenuto ironico e facilmente comprensibile li rese utilizzabili anche come strumento di lotta.
L’impegno della Lassnig per l’emancipazione femminile è rappresentato in mostra con il dipinto Woman Power, il cui titolo emblematico è stato ripreso anche per la mostra.
L’esposizione a cura di Wolfang Drechsler, così come il catalogo edito da Sillabe, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con le Gallerie degli Uffizi, l’ Albertina di Vienna, Maria Lassnig Foundation e Firenze Musei.