Rende omaggio a Fernando Botero, nel suo ottantacinquesimo genetliaco, la mostra che dal 5 maggio al 27 agosto 2017 è aperta al pubblico a Roma al Complesso del Vittoriano – Ala Brasini.
L’esposizione ripercorre, attraverso una cinquantina di capolavori, provenienti da tutto il mondo, oltre 50 anni di carriera dell’artista colombiano dal 1958 al 2016.
Il percorso espositivo è suddiviso in otto sezioni: Sculture; Versioni da antichi maestri; Nature morte; Religione; Politica; Vita latino-americana; Nudi; Circo.
Ad accogliere il pubblico, fuori dalla mostra e visibile anche a tutti i passanti, la gigantesca scultura in bronzo Cavallo con briglie, di oltre una tonnellata e mezzo di peso e alta più di tre metri. L’opera occupa con tutta la sua maestosa imponenza lo spazio antistante il Museo, raccontando la perfetta plasticità volumetrica delle forme simbolo dello stile Fernando Botero.
«Credo molto nel volume, in questa sensualità che nella pittura suscita piacere allo sguardo. Un quadro è un ritmo di volumi colorati dove l’immagine assume il ruolo di pretesto». Da questa dichiarazione del Maestro si capisce immediatamente che la sua arte rivela un universo più complesso di quanto può apparire a una prima e immediata visione delle sue opere che sono invece la risultanza di un delicato equilibrio tra maestria esecutiva e valori espressivi. E così nei suoi ritratti austeri, nei nudi privati di ogni malizia, nelle nature morte, dove è fortissimo il concetto di abbondanza, si percepisce altrettanto fortemente la dolcezza delle forme, così come nelle sue corride, nei suoi giocolieri è altrettanto percepibile un senso di nostalgia e smarrimento che cattura il cuore di chi le osserva.
Emblematiche della poetica boteriana sono le figure dalle forme abbondanti, soprattutto femminili, caratterizzate da un linguaggio ridondante e originale che accentua i volumi e la plasticità tridimensionale.
Fernando Botero dilata le forme perché è un atto funzionale anche a far comprendere l’importanza del colore, steso in grandi campiture piatte e uniformi, senza contorni e ombreggiature.
I protagonisti dei suoi dipinti sono sempre privi di stati d’animo riconoscibili, non provano né gioia, né dolore.
Di fronte ai giocatori di carte, alla gente del circo, ai vescovi, ai matador, ai nudi femminili Botero non esprime alcun giudizio. Nei suoi dipinti scompare la dimensione morale e psicologica: il popolo, in tutta la sua varietà, semplicemente vive la propria quotidianità, assurgendo a protagonista di situazioni atipiche nella loro apparente ovvietà.
Per Botero dipingere è una necessità interiore, ma anche un’esplorazione continua verso il quadro ideale che non si raggiunge mai.
La mostra, sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, è promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale, con il patrocinio della Regione Lazio e dell’Ambasciata di Colombia in Italia.
Organizzata e co-prodotta da Gruppo Arthemisia e MondoMostreSkira, l’esposizione è curata da Rudy Chiappini in stretta collaborazione con l’artista.