Presso il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia (PN), fino al 12 novembre 2017, è possibile ammirare la mostra fotografica “I tanti Pasolini “, a cura di Maurizio Riccardi e Giovanni Currado, e realizzata dall’Archivio Fotografico Riccardi.
Ventisei scatti che svelano le infinite sfaccettature dell’anima del poeta. Da un ambiente all’altro di Casa Colussi la sua presenza si materializza con l’esposizione delle storiche fotografie di Carlo Riccardi.
La Casa in cui ha sede il Centro studi Pier Paolo Pasolini era la dimora di Susanna Colussi (1891-1981), madre del grande scrittore, saggista, giornalista, regista ed intellettuale barbaramente assassinato nella notte fra il primo e il 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia, ed è stata l’abitazione di Pasolini dal 1943 al 1949, nel periodo della sua formazione.
In una fra le fotografie visibili Pasolini appare proprio con la madre – alla quale era molto legato – al Ninfeo di Villa Giulia a Roma, nella serata finale del Premio Strega del ‘64.
La mostra, incentrata sugli anni Sessanta del Novecento (le foto sono del periodo compreso fra il 1960 ed il 1969), sembra rappresentare una sorta di ponte fra due luoghi così differenti fra loro e così amati da Pasolini: il Friuli e Roma.
I tanti Pasolini propone momenti della vita di Pasolini che diventano momenti della storia culturale italiana. Nelle fotografie esposte, Pasolini è in tribunale accusato di vilipendio alla religione di Stato per La Ricotta (1963), episodio di RoGoPaG, film formato da quattro episodi diretti rispettivamente da Roberto Rossellini (Ro), dal francese Jean-Luc Godard (Go), Pier Paolo Pasolini (Pa) ed Ugo Gregoretti (G), oppure all’esterno del Palazzo di Giustizia a Roma insieme a Laura Betti, Dacia Maraini e Alberto Moravia, o con Maria Callas (indimenticabile – e indimenticata – protagonista di Medea – 1969 -, diretto da Pier Paolo Pasolini) all’aeroporto di Ciampino o al Premio Viareggio con Giuseppe Ungaretti e a Venezia durante la Mostra Internazionale del cinema del ’63.
La mostra ha generato anche il libro omonimo pubblicato da Agr. Nelle conclusioni Filippo La Porta scrive: «La cosa che bisognerebbe dire di Pasolini è che amava la vita. E questo mi sembra trasparente anche nelle fotografie della mostra e di questo libro, che lo ritraggono nei contesti più diversi e stranianti. Certo, la amava a modo suo, con quella furia e tensione totale, e a volte in modi decadenti, ma la amava, e amava di un amore straziante la cultura, la tradizione, la grande civiltà del nostro Paese, la felicità reale (che si disperde nel vento, senza lasciare tracce), e ancor di più le persone umili del popolo, quelle che non sanno nemmeno di avere dei diritti».
«Ritrovare le immagini della mostra è stato un po’ come ritrovare il nostro Archivio – afferma Maurizio Riccardi -, ma nessuno dei personaggi a cui ci siamo dedicati con le nostre ricerche ci ha colpito come Pasolini. Lui raccontava con forza e trasparenza come stanno le cose, ci descriveva la realtà senza omettere nulla, nemmeno i problemi. Ci manca un Pasolini oggi».