Il Civico Museo “Revoltella” di Trieste presenta, dal 27 gennaio al 2 aprile 2018, un nucleo inedito di 24 disegni che Zoran Mušič realizzò nel 1945, mentre era imprigionato a Dachau.
L’esposizione, dal titolo “ Zoran Mušič. Occhi vetrificati ”, è promossa dal Comune di Trieste – Assessorato alla Cultura e curata da Laura Carlini Fanfogna.
I disegni sono fissati a matita o inchiostro sui supporti più disparati: fogli di quaderno, carte di riciclo e persino libri. 24 testimonianze su Dachau, in presa diretta da chi vi era deportato, marchiato con il tragico Triangolo Rosso dei deportati politici.
Le 24 opere riunite in mostra facevano parte di un corpus più ampio di pezzi che l’artista in parte donò ai compagni sopravvissuti. Disegni poi andati dispersi. Una volta rientrato in Italia, Zoran Mušič per anni non riuscì a misurarsi con l’angoscioso ricordo del lager. Si dedicò a raccontare l’amata Venezia e i paesaggi dalmati.
Osservando i cadaveri, a mucchi, a pile, che gli furono compagni a Dachau e che egli fissa nei suoi disegni del ‘45, si può ben capire l’urgenza di allontanarsi dall’incubo che segnò Mušič per sempre.
A Dachau era arrivato nel novembre del ’44. Quell’anno l’artista, in occasione di una sua mostra veneziana, aveva conosciuto Ivo Gregorc, che faceva parte della Croce Rossa slovena, impegnata nella resistenza contro i nazisti. Il legame di amicizia non sfuggì alle SS di stanza a Venezia che arrestarono Mušič con l’accusa di collaborazione con gruppi anti tedeschi. Dopo la detenzione a Trieste fu deportato nel lager in Germania dove rimase per sette mesi, fino al giugno 1945.
«I 24 disegni di Mušič, vero tesoro d’arte e di storia, dopo l’esposizione resteranno in deposito nelle nostre Collezioni – sottolinea Laura Carlini Fanfogna -. E saranno affiancati dalla storica videointervista che l’artista rilasciò nel 1999, in occasione del suo novantesimo compleanno, per il documentario di Giampaolo Penco “Zoran Mušič: un pittore a Dachau”.
Con l’occasione abbiamo voluto anche documentare – continua Fanfogna – la realtà di quel campo e di altri campi di sterminio, attraverso una selezione di immagini che l’USIS – United States Information Service vi realizzò all’arrivo delle truppe alleate. Sono immagini tratte dalla nostra Fototeca, ricca di quasi 3 milioni di foto e, tra esse, di un corpus di ben 14 mila concesse proprio dall’Usis».