Al MAXXI di Roma dal primo giugno al 28 ottobre 2018 saranno esposte le opere dei finalisti del Maxxi Bulgari Prize, il progetto del museo per il sostegno e la promozione dei giovani artisti che da quest’anno è stato realizzato in partnership con Bulgari.
I finalisti di questa edizione sono: Talia Chetrit (1982), Invernomuto (Simone Bertuzzi, 1983 e Simone Trabucchi, 1982) e Diego Marcon (1985), che hanno realizzato per il MAXXI opere di grande forza, intensità e spessore, che riflettono su questo nostro tempo così complesso.
La mostra è allestita in un percorso fluido, una vera e propria immersione nell’universo artistico dei tre finalisti che propongono qui progetti inediti o di recente produzione che restituiscono le tante suggestioni del loro lavoro.
Il percorso si apre con Invernomuto. Il duo di artisti presenta un’opera nuova e complessa composta da un film, un’installazione sonora, una scultura e un profumo, in quella commistione di linguaggi diversi che caratterizza la loro ricerca artistica. Un ambiente avvolto nella penombra ha come punto focale un grande schermo sagomato sul quale viene proiettato in loop il film Calendoola: SURUS. Nel film si alternano immagini dal sapore antico, come il lento incedere di un elefante che sembra evocare il mito di Annibale, con altre girate sulla spiaggia di Sabaudia, dove si aggira un gruppo di figure inquietanti, simili a zombie. Immagini surreali cui fanno da sfondo una traccia audio con suoni in alta e bassa frequenza e una fragranza diffusa di sapore orientale. Completa l’installazione la scultura Z0α, realizzata applicando materia plastica su un’opera originale di Mimmo Rotella, Replicante del 1990. Questo lavoro, alternando elementi storici e contemporanei, evoca una riflessione sulle diverse velocità della storia e sulle eredità colonialiste del mondo occidentale.
La mostra prosegue con Diego Marcon che presenta un nuovo lavoro, Ludwig, un video proiettato a tutta parete realizzato con la tecnica CGI (computer-generated imagery), utilizzata nella computer grafica per la resa degli effetti speciali digitali nel cinema, in televisione, nella pubblicità e nei videogiochi di simulazione. Il protagonista è un bambino che accende un fiammifero in uno spazio sospeso, che poi scopriremo essere quello di una nave in balia di una tempesta. Mentre il fiammifero si consuma, il bambino intona un canto con versi scritti dall’artista sulla disperazione e la fatica dell’esistenza finché il fiammifero si spegne e la musica si interrompe, per poi ricominciare in loop. L’implacabile reiterazione della scena genera un’atmosfera claustrofobica e ossessiva. La partitura per pianoforte e voce è di Federico Chiari, interpretata dal Coro di voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano. Questo lavoro approfondisce la sperimentazione di Marcon sull’immagine e la potenza evocativa di ciò che non è immediatamente visibile.
Conclude il percorso il progetto Amateur di Talia Chetrit.
L’artista, che vive e lavora a New York, presenta un corpus di oltre 20 fotografie della sua produzione recente insieme a immagini provenienti dal suo archivio personale e un video di cui sono protagonisti i suoi genitori. Esplorando temi quali la spontaneità del soggetto di fronte al mezzo fotografico e il confine tra sfera pubblica e privata, Chetrit è spesso protagonista delle sue fotografie, come pure il partner, le amiche, i familiari, in un racconto sui misteri del corpo, l’intimità, l’adolescenza, la sessualità. L’immagine dei suoi genitori sulla spiaggia si alterna a ritratti e autoritratti intimi, a volte spiccatamente espliciti ed erotici, in cui utilizza il proprio corpo per minare le convenzioni dell’autoritratto e i suoi meccanismi di controllo. Chetrit mette in campo una complessa teatralità che esplora i confini tra il soggetto e lo spettatore, la vulnerabilità e l’esibizione.