Le Sale Palatine della Galleria Sabauda, presso i Musei Reali di Torino, ospitano, dal 16 novembre 2018 al 17 marzo 2019, una mostra dedicata ad Antoon van Dyck (Anversa, 1599 – Londra, 1641), tra i più grandi artisti del Seicento europeo.
Attraverso un percorso espositivo che si articola in quattro sezioni, 45 tele e 21 incisioni, la mostra “Van Dyck. Pittore di corte” intende far emergere l’esclusivo rapporto che l’artista ebbe con le corti italiane ed europee.
Il maestro fiammingo dipinse capolavori unici, soddisfacendo le esigenze di rappresentanza e di status symbol delle classi dominanti: dagli aristocratici genovesi ai Savoia, dall’arciduchessa Isabella alle corti di Giacomo I e di Carlo I d’Inghilterra.
Le sue opere sono un modo per entrare nel fastoso universo seicentesco, per scoprire le ambizioni dei personaggi che si fecero ritrarre dalla “gloria del mondo”: così Carlo I amava definire Van Dyck, per accrescere il lustro e il prestigio della corte.
In Italia, dove Antoon Van Dyck soggiornò per sei anni, dal 1621 al 1627, visitando numerose città e dove potè approfondire lo studio dell’arte italiana e in particolare quella veneta, avviò i contatti con l’aristocrazia genovese, i sovrani torinesi e i duchi di Firenze, committenti che lo condussero a specializzarsi nella ritrattistica.
Formandosi sui modelli di Tiziano e rispondendo alle esigenze celebrative della committenza, Van Dyck elaborò un genere del tutto personale, caratterizzato da una grande perfezione formale. Opere come la Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo, il Cardinale Guido Bentivoglio, Emanuele Filiberto Principe di Savoia, l’Arciduchessa Isabella Clara Eugenia in abito monastico, Il Principe Tomaso di Savoia Carignano, Carlo I e la Regina Enrichetta Maria sono esempi sublimi dei suoi ritratti che, per la naturalezza e spontaneità dei gesti, per la cura estrema nella resa dei materiali preziosi come sete e merletti, esercitano ancora oggi un grande fascino.
Grandi e importanti sono anche le tele dedicate ai miti, i cui racconti erano tanto in voga nell’iconografia del tempo, come Giove e Antiope, Amarilli e Mirtillo, Vertumno e Pomona e Venere nella fucina di Vulcano.
La mostra, accompagnata da un catalogo edito da Arthemisia Books, è organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Musei Reali di Torino e dal Gruppo Arthemisia, con il patrocinio di Regione Piemonte e Città di Torino.
La cura dell’esposizione è affidata ad Anna Maria Bava e Maria Grazia Bernardini e a un prestigioso comitato scientifico, composto da alcuni tra i più noti studiosi di Van Dyck quali Susan J. Barnes, Piero Boccardo e Christopher Brown.