Fino al 3 febbraio 2019 presso l’Andito degli Angiolini di Firenze è aperta al pubbblico la mostra “Tesfaye Urgessa. Oltre”.
Le figure magnetiche che popolano le tele di Tesfaye Urgessa, in solitudine o più spesso in composizioni di corpi aggrovigliati e mutili, sono una proiezione personale che non ha alcun portato narrativo o sociale. «Se qualcuno si riconosce nelle mie figure così come io mi riconosco in loro, allora necessariamente si riconoscerà in me», scrive Urgessa per spiegare il dialogo che i suoi dipinti attivano tra chi crea e chi guarda, mediato da un repertorio di volti, maschere, corpi, nonché da una raccolta di oggetti famigliari dispiegati secondo logiche arcane.
Terreno di scambio è la cultura visiva dell’arte del Novecento (e non solo) con la quale Urgessa si confronta in chiave di contaminazione e superamento, definendo una cifra stilistica del tutto originale: «Infatti per quanto Urgessa sia ben radicato nella tradizione della pittura figurativa e le sue opere siano ricche di elementi apparentemente iconici o simbolici, il suo modo di comunicare è fondamentalmente deittico» scrive Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, curatore della mostra con Chiara Toti.
Il percorso della mostra si estende tra le sei sale dell’Andito degli Angiolini, con un ordinamento cronologico che si dispiega a seguire Trapped in the Flesh, l’ultima grande tela dipinta da Urgessa scelta come focus di apertura. In una prevalenza di olii, non manca una scelta della produzione su carta con un rotolo di disegni e quattro monotipi che confermano la capacità dell’artista di spaziare tra tecniche e materiali.
L’Autoritratto, esposto a pendant con un intenso Ritratto d’uomo, è stato donato da Urgessa per la storica collezione delle Gallerie degli Uffizi: un ritratto non allo specchio o tratto da una fotografia, ma dipinto a memoria, passato anch’esso al vaglio della sua potente immaginazione.